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Il Marrone della Valle di Susa

L’albero di castagno (Castanea sativa), appartenente alla famiglia delle Fagaceae e una delle specie forestali più diffuse in Piemonte, ci regala un frutto pregiatissimo: il marrone.

Nel 2010 la produzione della Valle di Susa ha ottenuto il riconoscimento IGP grazie a cinque ecotipi locali di castagno che si distinguono per qualità fisiche ed organolettiche, per cui è molto ricercato dal mercato, non solo italiano.

Gli ecotipi locali sono indicati con i nomi dei comuni di provenienza: Marrone di San Giorio di Susa, Marrone di Meana di Susa, Marrone di Sant'Antonino di Susa, Marrone di Bruzolo e Marrone di Villar Focchiardo.

Il colore marrone-avana della buccia, tendente al rossiccio, lo rendono facile da riconoscere, e la pezzatura è medio-grande, anche perchè ogni riccio non contiene più di 3 marroni. E’ la consistenza piacevolmente croccante della polpa, però, di colore bianco o bianco-crema, e il suo sapore dolce e profumato che rendono il marrone della Val di Susa unico e pregiato.

Esplorando questa valle si può notare un paesaggio profondamente caratterizzato da maestosi castagneti da frutto, favoriti da particolari condizioni ambientali che li rendono particolarmente vigorosi.


Il territorio

Là dove le temperature medie, l’esposizione e l’altitudine lo permettono, il castagno si coltiva in più di 20 comuni della Valle di Susa, ad ovest del capoluogo torinese. Luoghi tradizionalmente vocati alla coltivazione del marrone come testimoniano le numerose sagre autunnali dedicate a questo frutto. In particolare, la Sagra Valsusina del Marrone, che si tiene annualmente la terza domenica di ottobre a Villar Focchiardo, ospita le diverse cultivar di marrone in tutte le sue prelibate combinazioni: marron glacè, caldarroste, sotto grappa o serviti in antipasto. La maggior parte della produzione, però, viene commercializzata fresca, attraverso la vendita diretta da produttore a consumatore, e solo una piccola parte è destinata alla trasformazione.

L’economia locale ha sempre sfruttato la produzione castanicola: era una fonte di reddito ma anche un’importante base alimentare per le famiglie del posto. Il bosco, in quanto risorsa, veniva tenuto pulito da arbusti e felci e il sottobosco era ottimale per i castagneti da frutto. Ancora oggi, per garantire ottimali proprietà organolettiche del marrone, i terreni vanno puliti regolarmente. La raccolta, in alcuni casi anche manuale, si svolge tra fine settembre e inizio novembre e se entro 30 giorni il prodotto fresco non viene commercializzato, si procede ad una complessa lavorazione che ne permette la conservazione (deve anch’essa avvenire nei comuni di produzione). Non è consentito l’utilizzo di sostanze chimiche né per la manutenzione dei boschi che per le lavorazioni successive.

La storia

La storia del castagno in Val di Susa è testimoniata sia dalla presenza sul territorio di castagni secolari e di antiche ceppaie che da fonti documentali. Dell’epoca romana non si hanno notizie certe, ma già dal 1200, tra Villar Focchiardo e San Giorio di Susa, si ha testimonianza del “Castagneretum di Templeris", appartenente all'ordine dei Templari. Altri ordini religiosi diedero poi continuità a questa produzione, costituita già allora dai 5 ecotipi locali dell’attuale IGP. A fine ‘800 le fonti storiche riportano di notevoli quantità di prodotto acquistate da note aziende italiane, francesi e americane. Le trasformazioni socio-economiche del secondo dopoguerra hanno poi modificato il ruolo della castanicoltura, ma dopo un periodo di importante abbandono, si assiste da alcuni decenni ad una sua valorizzazione. Sia in termini di riconoscimento della comunità locale che di redditività economica, il marrone ha permesso di riscoprire la tradizionale vocazione castanicola del territorio, portando oggi ad una graduale ripresa di questa coltivazione.

Prodotti e produttori

La particolarità del Marrone della Val di Susa è che particolarmente facile da pelare - l’epicarpo si stacca dalla polpa con estrema rapidità – ecco perché tradizionalmente viene venduto fresco per poi essere arrostito o bollito. Come ingrediente in molte ricette, dagli antipasti fino ai dolci, ha ancora molte strade aperte per sperimentazioni culinarie. La commercializzazione in genere parte da dal 25 settembre dell’anno di produzione fino al termine delle scorte, che a inizio novembre di solito sono già andate a ruba.

Da alcuni anni anni gli oltre 100 produttori di Marrone della val di Susa si sono riuniti in cooperativa, e una parte del prodotto viene trasformata in marron glaceè, crema di marroni, marroni sciroppati, marroni in grappa. Un interessante mezzo di valorizzazione è anche la trasformazione in marroni pelati e surgelati, destinati a ristoranti e birrifici, e marroni pelati ed essiccati.

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