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La patata di montagna della provincia di Torino

Nelle aree montane l'attività agricola assume un'importanza cruciale per la tutela del paesaggio e la stabilità dell'assetto idrogeologico. Le molteplici funzioni svolte dall'agricoltura nelle aree cosiddette svantaggiate contribuiscono all'equilibrio del complesso ecosistema montano, già messo in crisi dal progressivo spopolamento.

La patata, un tempo considerata come un cibo per il sostentamento, oggi può essere annoverata a pieno titolo tra i cosiddetti “prodotti tipici”, apprezzati dai consumatori per il legame col territorio o le caratteristiche organolettiche, in grado quindi di consentire il rilancio di attività tradizionali e riqualificare varietà da tempo abbandonate.

Il territorio

Diffusa su tutto l’arco alpino, la coltivazione della patata è particolarmente florida laddove ci sia una buona disponibilità di acqua irrigua. Il disciplinare di produzione prevede un’altitudine di coltivazione minima di 600 m; se le condizioni di esposizione sono ottimali, la patata viene coltivata con successo anche ad altitudini prossime o di poco superiori ai 2000 metri slm.

La storia

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Prodotti e produttori

L’Associazione Produttori di Patata di montagna, nata nel 2005, riunisce oggi oltre 30 agricoltori sparsi sull’arco alpino torinese, dal Canavese alle Valli Valdesi.

Provate a cercare in questi luoghi le varietà locali più interessanti: piatlina (da purea), vitellotte noire (o patata viola, da intingere nella bagna cauda) e ratte (ottima bollita o al forno con la buccia).

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