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Le tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino

La Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino è un pesce d’acqua dolce particolarmente ricercato non solo per le sue proprietà organolettiche ma anche per il suo legame con l’origine geologica del territorio in cui è allevata.

Dal caratteristico colore giallo dorato dei fianchi e grigio brillante o verde opalino sul dorso, la tinca ha una carne delicata e morbida, ma compatta ed elastica, non grassa e con sfumature che passano dal bianco al rosa al rosso dei muscoli delle pinne. Ha poche spine e un odore di acqua dolce: la sua particolarità è che non presenta sentore di fango o erba seppure nata e allevata negli stagni dell’Altopiano di Poirino. Si tratta infatti di vere e proprie peschiere, ricavate spesso nei pressi delle borgate, in cui però non si forma il fondo melmoso di altri tipi di allevamenti ittici. La variabilità con cui le vasche si riempiono d’acqua, infatti, impedisce la proliferazione delle alghe.

Tradizionalmente la si catturava ad inizio primavera, per avere proteine fresche dopo il periodo invernale e limitare la sovrappopolazione, o ad inizio autunno per poi conservarla – in carpione – come provvista per l’inverno. Raggiunge le proprietà ideali al consumo nella seconda estate di vita.

Il territorio

Il Pianalto di Poirino comprende 24 Comuni delle province di Torino, Asti e Cuneo, tutti situati in un vasto altopiano di terre argillose pleistoceniche, disseminato di “peschiere” di origine naturale. All’origine di questo ideale habitat per la tinca gobba dorata vi sono la particolare conformazione dell’Altopiano di Poirino e le caratteristiche del suolo, con un primo strato completamente argilloso e di colore rossastro per la presenza di ferro. Questo substrato, praticamente impermeabile, ha permesso la formazione delle tradizionali peschiere che caratterizzano il paesaggio.

Allevata oggi anche in nuovi bacini in argilla, la tinca gobba dorata è una D.O.P. piemontese (denominazione d’origine protetta) dal 2008 e compare tra i "Presidi del Gusto" di Slow Food della Provincia di Torino. I disciplinari prevedono esclusivamente la monocultura e impianti realizzati nella zona di produzione, con argilla del Pianalto. Le acque che riempiono i bacini possono essere meteoriche, superficiali o da captazione di falda.

La storia

È probabile che la tinca comune sia una specie autoctona già diffusa a partire dal Pleistocene, ma le fonti storiche documentano la presenza della Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino a partire dal 1200, quando costituivano una delle tasse imposte alle famiglie di Ceresole d'Alba. I contadini utilizzavano le peschiere per abbeverare il bestiame in un territorio povero d’acqua. Contemporaneamente allevavano anche le tinche, da vendere nei mercati. Per secoli è stata fonte di reddito e base alimentare della popolazione locale, anche perché nell’area non c’erano fiumi che offrissero altre produzioni ittiche. Già prima dell’Ottocento le tinche del Pianalto si vendevano a Carmagnola. Poi, a fine Novecento, l’allevamento di tinche è diventata un’attività agricola secondaria, solo recentemente rivalorizzata dall'Associazione dei Produttori della Tinca Gobba Dorata.

Prodotti e produttori

L’Associazione Dei Produttori di Tinca Gobba Dorata si occupa di monitorare la tutela della specie, le tradizioni storiche, le modalità di allevamento, in modo da preservare la sostenibilità ambientale ed economica di questo tipo di allevamento.

La Tica Gobba Dorata si gusta, in genere, fritta o nel "carpione piemontese", cioè marinata in aceto, vino bianco ed erbe aromatiche, oppure ancora per condire risotti. Si vende viva, in appositi contenitori o sacchetti monouso.


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